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15 Novembre 2022

Cuore boscoso di Romagna

Articolo originale QUI

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Da Faenza la Provinciale 20 sale con lievi pendenze seguendo il corso del fiume Marzeno, su verso Modigliana. Mano a mano la valle si restringe, le colline intorno si fanno più ripide. A meno di due chilometri dal borgo si iniziano a vedere sui declivi vere e proprie spaccature rocciose, di rocce stratificate; è segno che inizia il territorio di Modigliana, marne e arenarie depositate sui fondali oceanici milioni di anni fa e sollevate nel corrugamento appenninico. All’altezza di un frantoio si svolta a sinistra, si scende ad attraversare il ponte sul Marzeno, poi si ricomincia a salire con pendenze molto più accentuate attaccando il fianco della collina, su verso la borgata di San Cassiano. Spariscono le coltivazioni di kiwi, tre curve a gomito in mezzo a splendidi vigneti, si sale verso i boschi. Un tornante secco e se non stai attento prosegui e ti perdi l’imbocco dello sterrato che porta a Menta & Rosmarino.

Cadono giù stalle, stelle
E una monetina
I miei pensieri in farfalle
Dentro la mattina
È qui che a casa mia
Ormai ritorno

È un tunnel in mezzo a pareti di bosco, la strada acciottolata che scende alla radura dove ha il cuore l’azienda. Menta & Rosmarino nasce nel 2017 come un progetto di due amici, Francesco Vandi e Luciano Plazzi, di trovare un terreno per realizzare il loro sogno di fare vino. Geometra l’uno, falegname l’altro, trovano questo podere di 16 ettari a un’altitudine attorno ai 270 metri, prevalentemente a bosco e con vecchie vigne degli anni Settanta ormai abbandonate, più 150 ulivi. Si rimboccano le maniche e insieme ai figli di Luciano Valentina e Michele iniziano a liberare dai rovi 6.000 metri quadri di vigneto, e ne prendono in affitto altri 6.000. L’avventura può iniziare.

I feel so lonely tonight
Se per farmi male ti amai
I feel so lonely tonight
Se per farmi vivo ti amai

Sono le parole della canzone Menta e Rosmarino di Zucchero che ispirano il nome dell’azienda: ecco il perché di questo nome, che in effetti non ha molto di vinoso: ma è una suggestione, un’ispirazione musicale che svela l’animo pop, tra il guascone e il sognatore, di Francesco e Luciano. Il rustico in mezzo ai boschi funge solo come quartier generale e punto d’appoggio, non come cantina. “Abbiamo iniziato a vinificare per i primi due anni presso il Polo sperimentale di Tebano, racconta Francesco Vandi -, poi ci siamo spostati alla Tenuta Uccellina a Russi, vicino Ravenna. Dalla nostra prima annata, che è stata la 2017, abbiamo il supporto agronomico di Marisa Fontana, e poi abbiamo potuto far tesoro dei consigli dell’amico Andrea Bragagni, (Azienda agricola Bragagni, Brisighella, ndr). Proprio nel 2017, con Bragagni, abbiamo fatto una prova con un bianco macerato fermo. Nel 2018 è invece nato il nostro primo bianco rifermentato con metodo ancestrale”.
“Come mai avete fatto questo vino frizzante in controtendenza con la prassi che vede l’Emilia la patria delle bolle, e la Romagna quella dei vini fermi?”
“Beh, quella per i rifermentati è una nostra passione . Poi sai, noi ci divertiamo anche a fare il salame in casa, da mangiare con gli amici…e un frizzante ci vuole!”

Mentre ci si inerpica sullo sterrato che porta alla vigna, Francesco riassume in breve i numeri di questa avventura di Menta e Rosmarino: inizio nel 2017, 1,2 ettari vitati (metà di proprietà e l’altra metà in affitto), 5000 bottiglie prodotte. Apre il vecchio cancello sistemato per tenere alla larga i cinghiali, si sale ancora un po’ e si entra in vigna. Non c’è argilla, il suolo è marnoso-calcareo, le pendenze sono ripide.
“Ecco la vecchia vigna, l’abbiamo strappata via ai rovi, era praticamente invasa quando l’abbiamo rilevata. È stato un lavoraccio, ma le viti erano ancora vive, e poi qua c’è quel clone di sangiovese spargolo che ti ho detto, che è meravigioso”. Voltando invece lo sguardo sottostrada si intuisce in mezzo agli sterpi la preesistenza di un altro vigneto. Francesco scuote la testa: “Questo non si riesce più a salvarlo, ormai è praticamente tutto coperto dai rovi”. Poche vecchie viti si distinguono qua e là in mezzo al caos. Ma c’è da scommettere che Francesco, Luciano e i figli prima o poi la ripianteranno quella vigna. Magari con gli innesti del sangiovese spargolo che hanno trovato come dote nel vecchio vigneto.

Quello che sorprende di questa zona è il suo essere un microclima dentro un microclima; siamo in valle Ibola (una delle tre valli di Modigliana), ma in una diramazione laterale assai indipendente (valletta del Rio Merle): spalle alla vigna, guardando avanti, si vedono solo boschi, campi e colline. Nient’altro. Una piccola valle riparata, verdissima, un microterroir dentro una sottozona del Romagna Sangiovese che fa delle differenze il proprio punto di forza.

E il punto di forza ulteriore sono persone come Francesco e Luciano, che partendo dalla consapevolezza delle differenze e delle peculiarità non si arroccano in un solitario esercizio, ma lavorano e collaborano a un progetto di promozione di tutto il territorio, in primis con il progetto Stella dell’Appennino, come abbiamo avuto modo di raccontare in un precedente articolo.

Miracoli della gente di Romagna. Il sorriso, l’umanità, la musicalità dell’incontro.

È qui che a casa mia
Ormai ritorno

Area 18 bianco, annata 2021, rifermentato in bottiglia a base di trebbiano (70%) e albana (30%): il suo colore velato è una veste che nel bicchiere esalta note sulfuree e agrumate insieme a mallo di noce fresca. È sapidissimo, con richiami marini all’ostrica. Piacevole e sorprendentemente gastronomico.

Area 88 bianco 2021, trebbiano “fermo” prodotto in un differente vigneto (valle Acerreta), a 400 metri d’altitudine. Emerge la nota vegetale della foglia di pomodoro, in bocca ha grassezza, è pieno e di ottima persistenza, con note marine al retronasale. Vino ben fatto, lungo e vellutato, sicuramente dall’ottima propensione all’invecchiamento.

Area 58 vino rosso, 2021 base ciliegiolo con saldo di sangiovese, vigna esposta a sud-est su suoli marnosi. È di un rubino violaceo intenso il suo colore, giovanissimo all’occhio e anche al naso, con un’esuberanza esplosiva di frutta (prugna e ciliegia) e note speziate sullo sfondo. In bocca è ancora comprensibilmente contratto, data l’età giovanissima; è un vino simpatico e giocoso ma occhio che fa sul serio: basta solo aspettarlo.

Area 8 Romagna Sangiovese Modigliana 2021. Sempre dal nucleo di San Cassiano (valle Ibola), dalla vigna degli anni ’70 strappata al bosco, esposizione sud, terreno a matrice maggiormente calcarea. Si tratta di un clone di sangiovese caratterizzato da grappoli particolarmente spargoli, che consentono una maturazione ottimale. Rubino brillante, è un vino fine, verticale, succoso, di grande classe e con a corredo un tannino elegantissimo. Bellissima espressione di territorialità.

Area 66 Romagna Sangiovese Modigliana 2021. Qui cambiano la vigna e l’altitudine: da vigneto in valle Acerreta, a 440 metri di quota, impiantato nel 2000. Rispetto all’Area 8 l’unghia rubina è più densa, al naso ha un impatto di maggior peso, più “ciccia” e più frutto; sorprende poi l’attacco di bocca, che a dispetto della generosità aromatica si presenta invece sapido e verticale, con una caratteristica nota terrosa.

In definitiva, i Modigliana sono dei Sangiovese sanguigni, territoriali, di grandissima pulizia, stupiscono sia per la generosità del frutto sia per la sostanza che c’è sotto, la nota verticale, la nota ematica, la “boscosità”. Francesco, Luciano, Valentina e Michele si distinguono per una conduzione in vigna e in cantina rispettosissima, fresca. Poche vendemmie alle spalle ma già una mano sicura nel saper lasciar correre il potenziale di un Sangiovese così dotato. Ad maiora!

Paolo Rossi